È uno degli episodi più celebri e rappresentativi del lungo episcopato di Carlo Maria Martini a Milano (1980-2002): il 13 giugno 1984, un esponente dei “Comitati Comunisti Rivoluzionari”, uno dei gruppi terroristici che in quegli anni avevano insanguinato il capoluogo lombardo (e non solo), ne consegnò l’arsenale alla Curia arcivescovile. Si trattava della resa, non solo simbolica, di una costola importante del terrorismo brigatista, che scelse come proprio interlocutore quel Cardinale che in molte occasioni si era recato nel carcere di San Vittore, riuscendo a creare un dialogo anche con i detenuti nei reparti di massima sicurezza.

Tra questi vi era Ernesto Balducchi, che pochi giorni prima, il 27 maggio, dal carcere milanese aveva inviato proprio a Martini una lettera per chiedere l’intervento della Chiesa in una sorta di mediazione per la ripresa del dialogo con lo Stato. Nel documento si diceva tra l’altro: «Noi vi affidiamo le nostre armi». Si pensava a una consegna figurata, ma il 13 giugno si comprese meglio il senso della lettera. Un uomo lasciò tre borsoni pieni di armi e munizioni all’ingresso della Curia e, poiché Martini era in quel momento impegnato, furono i due segretari di allora, don Paolo Cortesi e don Luigi Testore, a scoprirne il contenuto. Subito venne avvisata la polizia, ma il fatto divenne pubblico solo diversi giorni dopo, durante un processo per terrorismo in corso a Milano.

Su questo episodio, e in generale sul rapporto di fiducia che Martini riuscì a costruire con i terroristi che in carcere meditavano la dissociazione e la resa allo Stato, ha fornito una testimonianza esclusiva don Luigi Melesi, a lungo cappellano di San Vittore, durante una sua videointervista per la Fondazione Martini. Sotto, il suo racconto di come avvenne la consegna delle armi. Clicca qui per guardare l’intervista integrale.  

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